TESTI CRITICI
LA POESIA DELLA LUCE
L'arte attuale non ha relazione, almeno sul piano fattuale con il mondo esterno, che rifiuta le intime invenzioni dei simulacri della pittura. Certamente invisibile è il suo approccio alla realtà o meglio alla irrealtà, luogo segreto in cui più viva è l'immaginazione creativa. L'artista non teme le contraddizioni, come non ama la coerenza che pianifica l'emozione nascosta e ostacola il desiderio di qualcosa di ignoto e diverso.
Nel vasto panorama dell'arte contemporanea, a partire dagli anni '90, uno spazio privilegiato comprende le opere di Karen Thomas, pittrice tedesca neo-espressionista, che ha posto in essere un nuovo modo di fare pittura, mettendo in luce una nuova creatività.
Così l'artista, nel recinto dei proprio stile, che in un certo senso rappresenta la sua personalità, segue la propria vocazione interiore e attinge a piene mani da tutto ciò che è sogno e fantasia. Prevale in essa un'interrogazione di fondo che mira a "ridefinire" la qualità della sua opera.
Sul piano formale l'artista ha realizzato la sua piena libertà espressiva, fino a giungere alla pura astrazione della figura e ad escludere "l'immagine" dalla tela del quadro. In tal modo lascia spazio al colore privilegiando colori primari, quali il giallo, il rosso, il blu ed il nero.
L'opera viene esaltata dalla poesia della luce che trae origine dall'uso sapiente del colore.
Talvolta, invece, l'immagine non scompare completamente dal quadro, ma subisce una notevole riduzione di ruolo smaterializzandosi.
Nelle più recenti tele di Karen Thomas anche il colore subisce una selezione notevole, non meno della riduzione dell'immagine.
Dal punto di vista puramente analitico le investigazioni di Karen Thomas sul linguaggio dell'arte contemporanea si concentrano in modo particolare sul segno iconico, in quanto il senso comune attribuisce ad esse il valore di "analogon" perfetto del reale.
La sua ricerca risulta condotta lungo due direttrici essenziali: da una parte si concentra sulle componenti iconiche del linguaggio, pur consapevoli delle difficoltà inerenti ad ogni impiego ingenuamente referenzialistico di un iconismo fiducioso nella somiglianza o corrispondenza naturale tra linguaggio e realtà.
L'artista individua quindi una linea iconica che rifiuta la rappresentazione mediante la rappresentazione stessa, con un esercizio ricorrente del paradosso logico e della sofisticazione intellettuale.
Lungo l'altra direttrice l'artista attua sovente la sua verifica linguistica nell'ottica dell'analitica cubista, mediante la "de-costruzione" del codice iconico e la riduzione ad unità elementari di base prive di significati denotativi e connotativi, seguendo un percorso discendente che va dalle icone alle figure, spostando così la rappresentazione sul piano della "presentazione". In tal caso la presentazione del reale cede il posto alla rappresentazione in codice pittorico.
In conclusione si può ben affermare che le ultime opere di Karen Thomas hanno una doppia chiave di lettura, e vanno pertanto viste dall'osservatore non soltanto con l'occhio dei corpo, ma anche, e soprattutto, con l'occhio "Mentale".
Alfio Mongelli
presidente R.U.F.A.