TESTI CRITICI
CONVERSAZIONE CON KAREN THOMAS

Dovendo definire in una sola parola il tuo percorso artistico che termine useresti?
Tutta la mia ricerca artistica, sin dagli esordi, è inseribile nell'ambito del filone espressionista. L'espressionismo è l'accento inconfondibile che caratterizza la mia pittura. Anche quando, con la pittura, cerco di misurarmi con temi nuovi, magari più dolci, letterari, narrativi, l'espressionismo emerge in modo immediato e inconfondibile. Perché è il luogo della mia formazione culturale, e questo perché i miei stessi docenti erano nati e si erano formati in quel clima. Durante le lezioni non si faceva che parlare del gruppo del Ponte, dei suoi artisti-eroi, del Cavaliere Azzurro ma anche dei fauves parigini. Come vedi dai miei lavori non copio l'espressionismo, cerco di andare oltre, di aggiornarne i contenuti. Però va detto che mi muovo in quell'ambito stilistico con una ricerca che non può prescindere da quel presupposto culturale.

Oggi qual è l'attualità dell'espressionismo?
Affrontare un tema e svilupparlo pittoricamente con forme trasfigurate che rinviano all'esperienza espressionista significa intervenire nel problema che si prende a soggetto non con una volontà descrittiva ma con una intenzione critica. L'espressionismo è il giudizio che si fa pittura. Intervenire sui grandi temi di oggi con una pittura che ha questa vocazione critica significa ribadire e sottolineare la responsabilità dell'artista che deve prendere posizioni sui grandi temi dell'oggi senza nascondersi, come troppo spesso accade oggi, nei territori del ludico o del decorativisimo.

L'alternanza della figurazione e dell'astrazione nel tuo lavoro è condizionata unicamente dal tema che affronti?
Io mi ritengo oggi una neoespressionista figurativa/astratta. Questo può sembrare una contraddizione ma non lo è perché nella mia astrazione, a ben vedere, si individua una componente riconoscibile e questa è la mia parte che do allo spettatore che guardando le mie opere deve ricomporre l'unità dell'immagine con una fruizione attiva. Io dipingo con le forme che attingo dalla mia mente, dall'immaginazione, poi è l'osservatore che deve rivivere e ricostruire l'opera anche attraverso un approccio intuitivo. A questo punto mi torna in mente l'aneddoto di Carracci che chiede consiglio al vecchio maestro e si sente dire :" Annibale tu vuoi fare l'artista? Tu comincia a tagliarti la lingua perché non ti devi più esprimere con la parola ma solo in forme e colori". In qualche modo il mio percorso è riassumibile in un'intenzione: ho sempre mirato all'obiettivo di un'astrazione non completamente altra dalla realtà, in altri termini ho cercato e cerco di superare la sfera del reale per andare oltre l'ovvietà del visibile, ma sempre partendo dal visibile. Va da sé che anche i temi che affronto li seleziono in base alle suggestioni che mi suscitano e proprio per questo sono in qualche misura dei pretesti per liberare il mio istinto pittorico.

In quanti momenti si potrebbe dividere il tuo percorso artistico sin qui condotto?
Io credo che si potrebbe dividere il mio intero percorso pittorico in quattro grandi momenti. Inizialmente ero legata alla figura e al paesaggio, quest'ultima passione per il paesaggio è stata fortissima e col passare del tempo ha preso forme distanti dall'idea di tradurre quello che vedevo. Del paesaggio ho selezionato alcuni elementi, alcune forme come certi fusti di alberi o altri suggerimenti e moti della natura che ho trasformato e rielaborato in paesaggi dell'anima con delle scelte cromatiche che forse sarebbero piaciute a Kirchner o Schmidt-Rottluff. Dal punto di vista tecnico ho adottato in misura maggiore la tecnica del pigmento misto con l'olio perché dà una luce e una vivacità al quadro particolari. Successivamente mi sono interessata della trasfigurazione della figura fino alla sua astrazione quasi totale. Il percorso di superamento formale della figura umana è avvenuto per gradi con la riduzione dei soggetti a semplici sagome che immaginavo ritratte da dietro, prese di spalle. Immaginavo quasi di spiare da dietro le figure, stanti o in movimento, che contemplavano se stesse, i loro corpi di fronte a uno specchio. Nelle mie opere, in cui è forte la componente gestuale, ti accorgerai che per le figure femminili le sagome hanno linee più fluide, mentre gli uomini sono più spigolosi. Anche in questo processo di riduzione e trasfigurazione la luce ha giocato un ruolo fondamentale. Infine ho unito i due percorsi di astrazione del paesaggio e della figura. In questa sorta di percorso di liberazione espressiva dal vincolo della mimesi più i soggetti dipinti perdevano la loro riconoscibilità formale più il colore assumeva un ruolo dominante.

Nel tuo percorso artistico hai fatto uso di diversi materiali anche con sperimentazione polimateriche. Ultimamente invece sei tornata a una pittura fatta di soli colori. Come sono avvenuti questi passaggi?
L'uso dei materiali come puoi immaginare è stato funzionale a certi momenti, a certi messaggi che intendevo comunicare. Questo tipo di sperimentazioni hanno aggiunto una grande forza materica a certi miei lavori. Una forza che a me è servita anche per aggiungere una maggiore fisicità alle mie opere che potevano contenere gesso alabastrino, tela di sacco, cartoni, ma anche metalli, legni e altro ancora. Tieni presente che molti pittori soffrono rispetto agli scultori di una sorta di complesso di inferiorità per la mancanza della terza dimensione. Io l'ho cercata anche lavorando con materiali extrapittorici piuttosto originali che però, inevitabilmente, limitavano la forza del colore perché creavano effetti chiaroscurali spesso imprevisti e difficili da gestire. Poi con la docenza in Tecniche Pittoriche all'accademia ho portato queste esperienze nell'ambito della didattica e anche lì c'è stato e c'è ancora oggi un ulteriore momento di ricerca. Ora, come hai colto, nel mio lavoro c'è un ritorno all'uso del colore puro e semplice, anche questa è un'esigenza espressiva del momento dettata dai temi che sto affrontando.

Veniamo ai lavori di soggetto biblico che presenti in questa mostra: come è nata l'esigenza di misurarti con il tema della Creazione?
Il tema biblico, specie della Genesi, mi sta particolarmente a cuore. Sono pagine bellissime che seducono tanto i credenti quanto gli atei. La Bibbia è il libro più letto del mondo perché è pieno di meraviglie. Io credo in Dio, leggo volontieri la Bibbia e ne resto sempre affascinata. I sette giorni della creazione possono essere come i miliardi anni che si ipotizzano per l'età dell'universo: il tempo di Dio non è il tempo dell'uomo. L'idea della luce, del caos primordiale sono tutti concetti molto affascinanti per un artista proprio per la loro energia. Nel caos poi ci sono tutte le forze negative e positive, le energie in potenza che si possono ancora sviluppare.

Ma al tema religioso si aggiunge anche un interesse per le problematiche ambientali...
Ritengo che l'artista abbia oggi un ruolo nuovo: deve cercare anche attraverso il suo lavoro di aprire gli occhi alle persone sui pericoli che il nostro mondo sta correndo in termini di rischio ambientale. Questo pianeta ci è stato dato in prestito, per questo non possiamo distruggerlo. Il tema di questo mio ciclo pittorico, la Creazione appunto, ha anche il fine di ricordare, far riflettere sulla bellezza del mondo, della natura che esso contiene e mettere in risalto i pericoli che sta correndo a causa dell'avidità e l'indifferenza dell'uomo che distrugge tutto senza remore pur di trarre vantaggi momentanei. Nella Scrittura, ogni giorno della Creazione termina con il pensiero: ... E Dio vide che era cosa buona. L'uomo sta ignorando la bontà, la preziosità di questi doni divini. Credo che la pittura oggi debba anche sensibilizzare e risvegliare gli spiriti dal torpore generalizzato rispetto a questi problemi. Anche per questo conto di allestire la mostra con degli apparati che creino delle corrispondenze tra quadri e pagine della Genesi. Tutto inizia dalla luce e anche la mia mostra rispecchia questa impostazione. Importante è sottolineare che non si tratta di quadri illustrativi, non voglio illustrare la Genesi pittoricamente, io interpreto le emozioni che mi suscita il testo e cerco di esprimere anche la mia gratitudine di essere viva, di poter vivere di poter lavorare come artista e di poter contribuire a far amare questa creazione e questo mondo.

Pensi che il fronte ambientale possa rappresentare la nuova frontiera dell'arte impegnata?
Certamente sì. La pittura e tutta l'arte in genere ha nelle questioni ambientali la possibilità di avviare un nuovo modo di concepire l'arte socialmente impegnata. Ma anche qui credo sia necessario rompere con una tradizione dura a morire. Mi riferisco a tanta arte detta appunto socialmente impegnata che poteva ritenersi tale soltanto se realizzata all'ombra di certe bandiere. Ci sono problemi che coinvolgono tutti, indistintamente, partendo da questo presupposto credo si possa fare un'arte impegnata svincolata dall'ideologia e proprio per questo capace di raccogliere il più ampio consenso in termini di condivisione tematica.

a cura di Andrea Romoli Barberini




AMEDEO

2013/15

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