TESTI CRITICI
IL FASCINO DELLA LUCE (prefazione)

Questa mostra di Karen Thomas contiene una energia e uno slancio che è raro trovare così uniti e indistricabili in una stessa artista e in una stessa esperienza. L’ispirazione della pittrice è tutta rivolta verso una sorta di estasi visiva come se l’artista fosse dotata di un cannocchiale della mente che le permette di guardare oltre i limiti della normale percezione per immergersi in un mondo di riverberi cromatici, di strane pulsazioni luminose, di vere e proprie folgorazioni visive che le arrivano con un impeto e una forza vitale davvero incomparabili.
Tutta la mostra ruota intorno a questa idea della fascinazione della luce che, come scaturente da un prisma che la moltiplica e ne accentua la diffusione, giunge a noi da universi lontani. E proprio dal principio del moto incessante di tutte le cose scaturisce la quintessenza della pittura di Karen Thomas. Si tratta di un’arte che contempera la finezza dell’elaborazione con l’immediatezza dell’impulso. Il progetto che ne è alla base è semplice ma, nel contempo, anche di abissale complessità. E’ come se la pittrice fosse riuscita a avvicinarsi al magma luminoso che si irradia dalle stelle e dal Sole. Si vedono sulle sue tele delle vere e proprie esplosioni cromatiche che possono assumere sia la forma ben definita di figure o di immagini circoscrivibili, sia l’aspetto di ciò che sfugge a qualunque definizione.
La pittura di Karen è un viaggio nello spazio e, insieme, una ispezione nel microcosmo. Di fronte ai suoi quadri non è ben chiaro se ciò che si vede sia vicinissimo o lontanissimo rispetto al nostro punto di osservazione, quasi che una cometa di luce e di pulviscolo transitasse davanti a noi, sostando sullo spazio della tela ma come già sospinto altrove.
In lei si nota la dialettica tra la forma sferica e gli elementi rettilinei della condotta pittorica, con una mentalità figurativa che potrebbe richiamare alla mentele origini stesse di quella attitudine dell’ arte che, ormai cento anni fa, fu definita “astratta”.
Ma Karen Thomas non è inquadrabile in una precisa tendenza e non è definibile con una formula che ne esaurisca tutto il potenziale espressivo. Dotata di una autentica personalità e di una eccezionale competenza tecnica, la pittrice è giunta a elaborare un suo stile particolarissimo che la colloca in una posizione peculiare nel panorama attuale della pittura in Italia.
Le sue meditazioni sulla pittura scaturiscono da una formazione complessa e da un singolare livello dottrinale ma tutta la sottile sapienza che la spinge a indagare sui segreti del Cosmo è calata in purissima pittura, aliena da intellettualismi o inutili complicazioni.
La sua è un’arte spontanea ma nutrita di cultura, emotiva ma costruita con senso profondo dell’ armonia e della reciproca congruenza delle parti.
In certi quadri trapelano immagini, come quella del Campo di grano, o figure che sembrano sopraffatte dalla luce, quasi cancellate dentro quegli universi di materia pittorica che roteano come per inglobare tutto ciò che è conoscibile dai sensi, trasportandolo in una dimensione diversa.
Ne scaturisce un sentimento complessivo di pace e di pienezza che cancella le inquietudini e esalta le percezioni, quasi che l’artista avesse sempre presente una sorta di “missione” morale per cui la pittura possa diventare strumento privilegiato di educazione morale per ogni individuo.
Un’esperienza che consente a Karen Thomas di non perdere mai di vista la sostanza del discorso figurativo, fino al punto di poter considerare l’insieme del suo lavoro come un omaggio appassionato all’ arte della pittura in sé e per sé.

Claudio Strinati
soprintendente speciale per il polo museale romano

AMEDEO

2013/15

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Karen Thomas